LA STELLA DI NATALE
Era la vigilia di Natale, in fondo alla cappella , Lola, una piccola messicana, in lacrime pregava: " Per favore Dio mio, aiutami! Come potrò dimostrare al bambino Gesù che lo amo? non ho niente, neanche un fiore da mettere a piedi del suo presepe " D'un colpo apparve una bellissima luce e Lola vide apparire accanto a lei il suo angelo custode. " Gesù sa che lo ami, Lola, lui sa quello che fai per gli altri. Raccogli solo qualche fiore sul bordo della strada e portalo qui. " disse l'angelo."Ma sono delle cattive erbe, quelle che si trovano sul bordo della strada" rispose la bambina. " Non sono erbe cattive, sono solo piante che l'uomo non ha ancora scoperto quello che Dio desidera farne. " disse l'angelo con un sorriso. Lola uscì e qualche minuto più tardi entrò nella cappella con in braccio un mazzo di verdure che depositò con rispetto davanti al presepe in mezzo ai fiori che gli altri abitanti del villaggio avevano portato. Poco dopo nella cappella si senti un breve sussurro, le erbe cattive portate da Lola si erano trasformate in bellissimi fiori rossi, rosso fuoco. Da quel giorno le stelle di Natale in Messico sono chiamate " Flores de la Noce Buena ", fiori della Santa Notte. Nel 1825, Joèl Poinsett, ambasciatore Americano in Messico, riportò in America semi di stelle di Natale e le fece conoscere in tutto il mondo.
L'ALBERO DI NATALE
In un remoto villaggio di campagna, la Vigilia di Natale, un bambino si recò nel bosco alla ricerca di un ceppo di quercia da bruciare nel camino, come voleva la tradizione, nella notte Santa. Si attardò più del previsto e, sopraggiunta l'oscurità, non seppe ritrovare la strada per tornare a casa. Per giunta incominciò a cadere una fitta nevicata. Il bimbo si sentì assalire dall'angoscia e pensò a come, nei mesi precedenti, aveva atteso quel Natale, che forse non avrebbe potuto festeggiare. Nel bosco, ormai spoglio di foglie, vide un albero ancora verdeggiante e si riparò dalla neve sotto di esso: era un abete. Sopraggiunta una grande stanchezza, il piccolo si addormentò raggomitolandosi ai piedi del tronco e l'albero, intenerito, abbassò i suoi rami fino a far loro toccare il suolo in modo da formare come una capanna che proteggesse dalla neve e dal freddo il bambino. La mattina si svegliò, sentì in lontananza le voci degli abitanti del villaggio che si erano messi alla sua ricerca e, uscito dal suo ricovero, potè con grande gioia riabbracciare i suoi compaesani. Solo allora tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi: la neve caduta nella notte, posandosi sui rami frondosi, che la piana aveva piegato fino a terra. Aveva formato dei festoni, delle decorazioni e dei cristalli che, alla luce del sole che stava sorgendo, sembravano luci sfavillanti, di uno splendore incomparabile. In ricordo di quel fatto, l'abete venne adottato a simbolo del Natale e da allora in tutte le case viene addobbato ed illuminato, quasi per riprodurre lo spettacolo che gli abitanti del piccolo villaggio videro in quel lontano giorno. Da quello stesso giorno gli abeti nelle foreste hanno mantenuto, inoltre, la caratteristica di avere i rami pendenti verso terra.
LE GHIRLANDE
In Germania, una deliziosa leggenda racconta che tanto tempo fa, la vigilia di Natale una madre di famiglia era tutta indaffarata a pulire la sua casa per le feste di Natale. I ragni che si trovavano nella casa si rifugiarono in soffitta . Quando la casa fu pulita i ragni uscirono della soffitta e con prudenza scesero la scale sulla punta delle loro otto piccole zampe per vedere cosa era successo. Che meraviglia !Che bell' albero di Natale! Per i ragni era una cosa nuova e nella loro felicità cominciarono a salire e scendere senza accorgersi che avevano ricoperto l'albero di mille file grigi e polverosi. Quando Babbo Natale scese dal camino con i sue regali vide l'albero tutto ricoperto di ragni e di fili. In un primo momento si mise a ridere nel vedere la felicità dei ragni, poi pensò alla signora che aveva preparato l'albero e pulito la casa per il Natale. Magicamente Babbo Natale trasformò i fili tesi dai ragni in fili d'oro e d'argento, l'albero era di nuovo scintillante e più bello di prima. Ecco perchè decoriamo i nostri alberi di Natale con le ghirlande.
IL VISCHIO
Il vischio, come pianta utilizzata durante il periodo natalizio, è legato ad una leggenda molto bella che riguarda un vecchio mercante. Ci sono altre tradizioni e leggende legate al vischio: ad esempio Perchè ci si bacia sotto il vischio? Abbiamo una sezione ad hoc che spiega questa usanza. C'era una volta, in un paese tra i monti, un vecchio mercante. L'uomo viveva solo, non si era mai sposato e non aveva piu' nessun amico. Il vecchio mercante si girava e rigirava, senza poter prendere sonno. Uscì di casa e vide gente che andava da tutte le parti verso lo stesso luogo. Qualche mano si tese verso di lui. Qualche voce si levò: - Fratello, - gli gridarono - non vieni? Fratello, a lui fratello? Lui non aveva fratelli. Era un mercante e per lui non c'erano che clienti: chi comprava e chi vendeva. Per tutta la vita era stato avido e avaro e non gli importava chi fossero i suoi clienti e che cosa facessero. Ma dove andavano? Si mosse un po' curioso. Si unì a un gruppo di vecchi e di fanciulli. Fratello! Oh, certo, sarebbe stato anche bello avere tanti fratelli! Ma il suo cuore gli sussurrava che non poteva essere loro fratello. Quante volte li aveva ingannati? Piangeva miseria per vender più caro. E speculava sul bisogno dei poveri. E mai la sua mano si apriva per donare. No, lui non poteva essere fratello di quella povera gente che aveva sempre sfruttata, ingannata, tradita. Eppure tutti gli camminavano a fianco. Ed era giunto, con loro, davanti alla Grotta di Betlemme. Ora li vedeva entrare e nessuno era a mani vuote, anche i poveri avevano qualcosa. E lui non aveva niente, lui che era ricco. Arrivò alla grotta insieme con gli altri; s'inginocchio insieme agli altri. - Signore, - esclamò - ho trattato male i miei fratelli. Perdonami. E cominciò a piangere. Appoggiato a un albero, davanti alla grotta, il mercante continuò a piangere, e il suo cuore cambiò. Alla prima luce dell'alba quelle lacrime splendettero come perle, in mezzo a due foglioline. Era nato il vischio.
IL PETTIROSSO
Oltre a quella (forse più famosa) del pettirosso che si tinge con il sangue scaturito dalla ferita causata dalla spina tolta dalla corona di Gesù Crocifisso, ne esiste un’altra altrettanto suggestiva.
Nella stalla, dove stavano dormendo Giuseppe, Maria e il piccolo Gesù, il fuoco si stava spegnendo. Presto, ci furono soltanto alcune braci e alcuni tizzoni ormai spenti. Maria e Giuseppe sentivano freddo, ma erano così stanchi che si limitavano ad agitarsi inquieti nel sonno. Nella stalla c'era un altro ospite: un uccellino marrone; era entrato nella stalla quando la fiamma era ancora viva; aveva visto il piccolo Gesù e i Suoi genitori, ed era rimasto tanto contento che non si sarebbe allontanato da lì neppure per tutto l'oro del mondo. Quando anche le ultime braci stavano per spegnersi, pensò al freddo che avrebbe patito il Bambino, messo a dormire sulla paglia della mangiatoia. Spiccò il volo e si posò su un ciocco accanto all'ultima brace. Cominciò a battere le ali, facendo aria sui tizzoni, affinché riprendessero ad ardere. Il piccolo petto bruno dell'uccellino diventò rosso per il calore che proveniva dal fuoco, ma il pettirosso non abbandonò il suo posto. Scintille roventi volarono via dalla brace e gli bruciarono le piume del petto, ma egli continuò a battere le ali, finché alla fine, tutti i tizzoni arsero in una bella fiammata. Il piccolo cuore del pettirosso si gonfiò di orgoglio e di felicità, quando il Bambino Gesù sorrise sentendosi avvolto dal calore.
Da allora il petto del pettirosso è rimasto rosso, come segno della sua devozione al Bambino di Betlemme.
Nella stalla, dove stavano dormendo Giuseppe, Maria e il piccolo Gesù, il fuoco si stava spegnendo. Presto, ci furono soltanto alcune braci e alcuni tizzoni ormai spenti. Maria e Giuseppe sentivano freddo, ma erano così stanchi che si limitavano ad agitarsi inquieti nel sonno. Nella stalla c'era un altro ospite: un uccellino marrone; era entrato nella stalla quando la fiamma era ancora viva; aveva visto il piccolo Gesù e i Suoi genitori, ed era rimasto tanto contento che non si sarebbe allontanato da lì neppure per tutto l'oro del mondo. Quando anche le ultime braci stavano per spegnersi, pensò al freddo che avrebbe patito il Bambino, messo a dormire sulla paglia della mangiatoia. Spiccò il volo e si posò su un ciocco accanto all'ultima brace. Cominciò a battere le ali, facendo aria sui tizzoni, affinché riprendessero ad ardere. Il piccolo petto bruno dell'uccellino diventò rosso per il calore che proveniva dal fuoco, ma il pettirosso non abbandonò il suo posto. Scintille roventi volarono via dalla brace e gli bruciarono le piume del petto, ma egli continuò a battere le ali, finché alla fine, tutti i tizzoni arsero in una bella fiammata. Il piccolo cuore del pettirosso si gonfiò di orgoglio e di felicità, quando il Bambino Gesù sorrise sentendosi avvolto dal calore.
Da allora il petto del pettirosso è rimasto rosso, come segno della sua devozione al Bambino di Betlemme.
IL PRESEPE
La parola presepe significa letteralmente mangiatoia e indica la greppia nella quale, come è raccontato nel Vangelo di Luca, fu collocato il Bambino Gesù alla sua nascita, non avendo la santa coppia trovato alloggio nella locanda. Nei vangeli apocrifi, quelli cioè che la comunità ecclesiastica non ha incluso tra i canonici, si parla di una grotta nella quale era collocata la stalla e si riscontra la presenza del bue e dell'asino che con il loro alito riscaldano l'umile culla.
Gli angeli annunciarono la Nascita ai pastori che accorsero ad adorarlo,
mentre una stella cometa guidava i Re Magi, che dal lontano oriente
portavano doni al neonato Salvatore.
mentre una stella cometa guidava i Re Magi, che dal lontano oriente
portavano doni al neonato Salvatore.
Proprio perché la divina nascita dà inizio all'opera della redenzione,
essa fu ben presto rappresentata dagli artisti cristiani i quali, soprattutto
sui sarcofagi, con evidenti significati simbolici, rappresentarono sia la
natività tra il bue e l'asino, con l'adorazione dei pastori, sia i Magi venuti dall'Oriente pur essi ad adorare il Signore. E così esistono effigi del
terzo secolo nelle catacombe, mosaici e sarcofagi del IV e V secolo
che ci mostrano Natività ed adorazione dei Magi.
essa fu ben presto rappresentata dagli artisti cristiani i quali, soprattutto
sui sarcofagi, con evidenti significati simbolici, rappresentarono sia la
natività tra il bue e l'asino, con l'adorazione dei pastori, sia i Magi venuti dall'Oriente pur essi ad adorare il Signore. E così esistono effigi del
terzo secolo nelle catacombe, mosaici e sarcofagi del IV e V secolo
che ci mostrano Natività ed adorazione dei Magi.
I Magi erano sapienti il cui potere era al limite tra quello regale e quello sacerdotale.
Il loro numero non è indicato dagli Evangelisti ma è fissato da S. Leone Magno in base ai loro doni, oro, incenso e mirra, cui è stato poi assegnato un significato simbolico. I doni dei Magi sono infatti interpretati in riferimento alla duplice natura di Gesù: l'incenso per la sua Divinità, la mirra per la sua umanità, l'oro perché era un dono riservato ai re.
I Magi rappresentano le tre età dell'uomo (gioventù, maturità e vecchiaia) e le
tre razze in cui si divide l'umanità: semitica, camitica, giapetica. I loro nomi -
Gaspare, Melchiorre e Baldassarre - sono mutuati dal vangelo apocrifo armeno e
ormai sono accettati anche dalla tradizione occidentale.
tre razze in cui si divide l'umanità: semitica, camitica, giapetica. I loro nomi -
Gaspare, Melchiorre e Baldassarre - sono mutuati dal vangelo apocrifo armeno e
ormai sono accettati anche dalla tradizione occidentale.
E' in base a questi elementi che gli artisti cristiani hanno rappresentato nelle
loro opere la nascita di Gesù: tra Maria e Giuseppe, nella mangiatoia, dietro la
quale spuntano le teste del bue e dell'asinello. Davanti ad essa i pastori
avanzano in atteggiamento di adorazione.
loro opere la nascita di Gesù: tra Maria e Giuseppe, nella mangiatoia, dietro la
quale spuntano le teste del bue e dell'asinello. Davanti ad essa i pastori
avanzano in atteggiamento di adorazione.
Il primo vero presepe della storia fu creato nella chiesa di Santa Maria Maggiore, a Roma.
Questa usanza divenne così popolare che presto tante altre chiese vi aderirono.
Ognuna creava un presepio particolare ed unico. Le scene della natività erano
spesso ornate con oro, argento, gioielli e pietre preziose.
Ognuna creava un presepio particolare ed unico. Le scene della natività erano
spesso ornate con oro, argento, gioielli e pietre preziose.
Anche se molto popolare tra le classi più ricche, questa opulenza era quanto di più distante dal significato della nascita di Gesù. Dobbiamo il "nostro" presepe attuale a San Francesco d'Assisi, che nel 1223, nel dolcissimo scenario umbro di Greggio, secondo quanto dice San Bonaventura, egli stesso Francescano, avrebbe rievocato la natività mettendo in una vera mangiatoia un neonato e presentandolo
ai fedeli convenuti perché lo venerassero come simbolo del Divino Bambinello
Gesù.
Gesù.
L'episodio fu poi magistralmente dipinto da Giotto nell'affresco che orna la
Basilica Superiore di Assisi.
Basilica Superiore di Assisi.
E' dall'epoca di San Francesco, dunque, che data l'uso di rappresentare con
figure la nascita di Gesù nella notte di Natale. Le più antiche figure da presepe
risalgono al Quattrocento. A Napoli, in San Giovanni a Carbonara c'erano delle
bellissime figure lignee, a grandezza quasi naturale (oggi sono conservate nel
Museo di San Martino): esse raffigurano, accanto ai consueti personaggi
sacri, anche profeti e sibille, annunziatrici dei misteri della fede.
figure la nascita di Gesù nella notte di Natale. Le più antiche figure da presepe
risalgono al Quattrocento. A Napoli, in San Giovanni a Carbonara c'erano delle
bellissime figure lignee, a grandezza quasi naturale (oggi sono conservate nel
Museo di San Martino): esse raffigurano, accanto ai consueti personaggi
sacri, anche profeti e sibille, annunziatrici dei misteri della fede.
Il presepe nel mondo:
In Francia si chiama Crèche, in Germania Krippe, in Spagna e America Latina si
chiama Nacimiento, nella Repubblica Ceca si dice Jeslicky, in Brasile si dice
Pesebre, e in Costa Rica si dice Portal.
chiama Nacimiento, nella Repubblica Ceca si dice Jeslicky, in Brasile si dice
Pesebre, e in Costa Rica si dice Portal.
BABBO NATALE
Era una fredda notte d'inverno, fra gli anni 243 e 366 dopo Cristo, quando nell'antica Roma imperiale, amici e parenti si scambiarono le prime "stranae"per festeggiare il "dies natalis". Agli auguri di buona salute, si accompagnarono presto ricchi cesti di frutta e dolciumi, e poi doni di ogni tipo, perché la nascita di Gesù e, insieme, l'anniversario dell'ascesa al trono dell'Imperatore,divenissero il simbolo di una prosperità che avrebbe dovuto protrarsi per l'intero anno. Passarono i secoli ed un bel giorno del 1800, il rito trovò la sua personificazione in un forte vecchio rubicondo dalla barba bianca, residente al Polo Nord dove,secondo la tradizione, aiutato da numerosi gnomi o elfi costruirebbe dei giocattoli da distribuire come doni durante la notte di Natale, con l'ausilio di una slitta trainata da renne volanti e passando attraverso i camini delle case. Raggiunta una certa età, veniamo a conoscenza di una spiacevole realtà... Babbo Natale altro non è che un personaggio fantastico. Ma tale affermazione non è del tutto vera. Babbo Natale, o almeno un personaggio molto simile è realmente esistito. Si tratta di San Nicola.Nato a Patara, in Turchia, da una ricca famiglia, divenne vescovo di Myra, in Lycia, nel IV secolo e forse partecipò al Concilio di Nicea nel nel 325. Quando morì le sue spoglie, o le presunte tali, vennero deposte a Myra fino al 1087. In quest'anno infatti vennero trafugate da un gruppo di cavalieri italiani travestiti da mercanti e portate a Bari dove sono tutt'ora conservate e di cui divenne il santo protettore.Negli anni che seguirono la sua morte, si diffusero numerosissime leggende. Una tra le più famose e confermata da Dante nel Purgatorio (XX, 31-33) è quella delle tre giovani poverissime destinate alla prostituzione. Nicola, addolorato dal pianto e commosso dalle preghiere di un nobiluomo impossibilitato a sposare le sue tre figlie perché caduto in miseria, decise di intervenire lanciando per tre notti consecutive, attraverso una finestra sempre aperta dal vecchio castello, i tre sacchi di monete che avrebbero costituito la dote delle ragazze. La prima e la seconda notte le cose andarono come stabilito. Tuttavia la terza notte San Nicola trovò la finestra inspiegabilmente chiusa. Deciso a mantenere comunque fede al suo proposito, il vecchio dalla lunga barba bianca si arrampicò così sui tetti e gettò il sacchetto di monete attraverso il camino, dov'erano appese le calze ad asciugare, facendo la felicità del nobiluomo e delle sue tre figlie. In altre versioni posteriori, forse modificate per poter essere raccontate ai bambini a scopo educativo,Nicola regalava cibo alle famiglie meno abbienti calandoglielo anonimamente attraverso iL camino le loro finestre. Secondo altre leggende, questo santo sarebbe entrato in possesso di un oggetto mitico, il Sacro Graal,che, oltre ad essere responsabile della sua capacità di "produrre in abbondanza" da regalare, fu anche causa del trafugamento delle sue spoglie per volere di papa GregorioVII. In ogni caso San Nicola divenne, nella fantasia popolare, "portatore di doni", compito eseguito grazie ad un asinello nella notte del 6 dicembre giorno dedicato a S. Nicola, appunto o addirittura nella notte di Natale. Il nome olandese del santo, Sinter Klass, venne importato in America dagli immigrati come Santa Claus, la cui traduzione in italiano è solitamente Babbo Natale.
LA PIGNA
Molto tempo fa tra le montagne di Hartz (Germania) viveva
una famiglia molto povera.
Non avevano niente da mangiare
e niente
legna per riscaldarsi dal freddo
dell' inverno. La madre decise di
andare
nella foresta per raccogliere delle
pigne, alcune per accendere
il fuoco e le altre per venderle e
comprare un pò di cibo.
Mentre raccoglieva le prime pigne
improvvisamente la donna
sentì una voce: "Perché rubi le pigne?"
Accanto a lei c'era un elfo
al quale la donna raccontò la sua
triste storia. L'elfo con un sorriso
le consigliò di entrare nella seconda
foresta. Lì le pigne erano molto
più belle . Quando la donna raggiunse
la foresta, visto che era molto
stanca, si mise a sedere sul suo
cestino per riposarsi un momento.
D'un colpo gli caddero dozzine di
pigne in testa.
Le raccolse e si avviò verso casa. Mentre saliva i gradini di casa sua
si accorse che le pigne
si erano trasformate in pigne d'argento,
la sua famiglia non
avrebbe mai più sofferto la fame e
il freddo.
Da quel giorno tra le montagne di
Hartz la gente tiene una piccola
pigna d'argento in casa come porta fortuna.
L'AGRIFOGLIO O PUNGITOPO
Un piccolo orfanello viveva presso alcuni pastori quando
gli angeli
apparvero annunciando la lieta novella della nascita
di Cristo.
Sulla via di Betlemme, il bimbo intrecciò una corona
di rami d'alloro
per il neonato re.
Ma quando la pose davanti a Gesù, la corona gli sembrò
così indegna che il pastorello si
vergognò del suo dono e cominciò
a piangere. Allora Gesù Bambino
toccò la corona, fece in modo che
le sue foglie brillassero di un verde
intenso e cambiò le lacrime
dell'orfanello in bacche rosse.
LE CAMPANE
I pastori si affollarono a Betlemme mentre viaggiavano
per incontrare il neonato
re. Un piccolo bimbo cieco sedeva
sul lato della strada maestra e, sentendo
l'annuncio degli angeli, pregò i
passanti di condurlo da Gesù Bambino. Nessuno
aveva tempo per lui. Quando la folla
fu passata e le strade tornarono silenziose, il bimbo udì in lontananza il lieve rintocco di una campana da bestiame. Pensò
"Forse quella mucca si trova proprio
nella stalla dove è nato Gesù bambino!"
e seguì la campana fino alla stalla
ove la mucca portò il bimbo cieco fino alla mangiatoia dove giaceva il neonato Gesù.
I REGALI O STRENNE
Gli abitanti dell'antica Roma erano soliti scambiarsi, in
occasione di feste
e a capodanno, dei regali chiamati strenne. Tale
consuetudine si
ricollegava ad una tradizione secondo la quale, il primo
giorno dell'anno,
al re veniva offerto in dono
un ramoscello raccolto nel bosco della dea Strenna
(dea sabina della salute?).
Questo rito augurale si diffuse tra il popolo e,
ben presto, i rametti di
alloro, di ulivo e di fico vennero sostituiti da regali
vari. Ecco perchè i regali di
Natale, secondo questa tradizione giunta fino a noi,
si chiamano anche
"strenne".
IL BASTONCINO DI ZUCCHERO
Il bastoncino di zucchero è stato a lungo un simbolo
del Natale, con il suo
gusto di menta. Perché i bastoncini di zucchero
sono bianchi a strisce rosse?
La tradizione vuole che fossero inventati da un
dolciaio che aveva intenzione
di creare un dolce che ricordasse Gesù alle persone.
Ecco cosa
rappresenta il bastoncino di zucchero: è fatto di caramello
solido perché Gesù è la solida roccia
su cui sono costruite le nostre vite
(Matt 16:18) (1Thess 5:24).
Al caramello diede la forma di una "J"
per Jesus (Gesù in inglese) (Atti 4:12),
mentre per altri è la forma di un bastone
da pastore, perché Gesù è il nostro
pastore (Giovanni 10:11). I colori sono
stati scelti anche per
rappresentare l'importanza di Gesù:
il bianco per la purezza
e l'assenza di peccato in Gesù (Heb 4:15),
e la larga striscia
rossa rappresenta il sangue di Cristo
versato per i peccati del mondo
(Giovanni 19:34-35). Le tre strisce
rosse sottili rappresentano le strisce
lasciate dalle frustate del soldato romano
(Isaia 53:5).
Il sapore del bastoncino è di menta
piperita che è simile all'issopo, pianta
aromatica della famiglia della menta
usato nel Vecchio Testamento per
purificare e sacrificare.
LE CANDELE
La tradizione delle candele sull’albero risale al 1600.
La candela simboleggia vita e gioia in un periodo buio ed è la perfetta decorazione di Natale. E’ tradizione decorare
la tavola
imbandita con alcune candele accese disposte al
centro o con
una lanterna tradizionale, decorata a mano.
Esiste un'altra versione in cui si dice che nel 274 d.C.
l'imperatore
Aureliano decise che il 25 dicembre si festeggiasse il Sole.
A partire da questa data un ceppo di quercia, legno
propiziatorio,
doveva bruciare nelle case per 12 giorni consecutivi;
da come bruciava si presagiva l'andamento dell'anno nuovo.
Oggi la tradizione del ceppo si è trasformata nelle candele e
nelle luci che adornano le nostre case e gli alberi di Natale.
LE PALLE DI NATALE
All'origine l'albero era addobbato con dei frutti, soprattutto
mele rosse e arance, ecco il perché delle palline di Natale. Poi poco a poco con il passare degli anni le decorazioni si sono trasformate. Si dice che tempo fa in Alsazia ( Francia ) in seguito ad una brutta raccolta delle mele, un vetraio ebbe l'idea di sostituire le mele con delle palline di vetro.
I FILI D'ORO E D'ARGENTO
In Germania, un deliziosa leggenda racconta che tanto
tempo fa,
la vigilia di Natale una madre di famiglia era tutta indaffarata a pulire la sua casa per le feste di Natale. I ragni che si trovavano nella casa si rifugiarono in soffitta. Quando la casa fu pulita i ragni uscirono della soffitta e con prudenza scesero le scale sulla punta delle loro otto piccole zampe per vedere cosa era successo. Che meraviglia! Che bell'albero di Natale. Per i ragni era una cosa nuova e nella loro felicità cominciarono a salire e salire senza accorgersi che avevano ricoperto l'albero di mille file grigi e polverosi. Quando Babbo Natale scese dal camino con i sue regali vide l'albero tutto ricoperto di ragni e di fili. In un primo momento si mise a ridere nel vedere la felicità dei ragni, poi pensò
alla signora
che aveva preparato l'albero e pulito la casa per il Natale. Magicamente Babbo Natale trasformò i fili tesi dai ragni
in fili d'oro
e d'argento, l'albero era di nuovo scintillante e più bello
di prima.
GLI AUGURI
La parola "auguri" ci riporta
magicamente ai tempi dell’antica
Roma dove
gli “augures” erano persone di
tutto rispetto: predicevano l’avvenire,
quindi immaginate
quanto fossero amati e temuti nello
stesso tempo.
Certamente di lì sarà venuta la
tradizione di scambiarsi gli auguri
in occasioni particolari,
per esempio in occasione della
nascita o a Capodanno.
Questo per "dire", augurare, si
direbbe oggi, il bene all’inizio
di un nuovo ciclo della vita.
Con il tempo infatti l’espressione
prese ad indicare l’aspetto positivo.
Molti furono i secoli che videro,
alla maniera romana, lo scambio
di auguri e regali proprio al capodanno,
per…iniziare bene!
I primi auguri ad essere scritti su
un cartoncino furono proprio questi.
E’ stato ritrovato un biglietto
tedesco risalente addirittura al 1475!
Mi sono proprio divertita a cercare nel web per creare questa paginetta con questi racconti, usanze e costumi. Innanzi tutto ho conosciuto cose che in realtà ignoravo ed ho approfondito cose che già conoscevo. Cosa ci sia di vero in queste leggende non si può sapere, ma sono tenerissime ed è molto bello credere nella loro esistenza. Mio padre mi diceva sempre "leggi e saprai" ed è così che ho imparato a conoscere e ad apprezzare racconti e storie, vere o no, ha poca importanza se, fra le righe, si legge l'amore. Con questo spero di aver fatto cosa gradita anche a voi Buon Natale a tutti |
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